Synth Anni 80: Crumar Bit One

Iniziamo oggi una nuova serie di articoli dedicati ai sintetizzatori elettronici degli anni 80 nei quali vi parlerò di alcune macchine più o meno famose, che venivano prodotte in questa decade da aziende sia italiane che straniere.
Ovviamente lo faremo nel mio consueto modo: vi parlerò un pò della storia, vi racconterò qualche aneddoto correlato e daremo uno sguardo sotto il cofano della macchina per capire come era fatta e come funzionava.
In questa puntata vi parlerò del Crumar Bit One: un sintetizzatore digitale dal cuore analogico, prodotto dalla storica azienda Italiana agli inizi degli anni 80 e successivamente acquisito dalla GEM/LEM.

Un pò di Storia.

Agli inizi degli anni 80, molte aziende del comparto musicale, erano intente a progettare e a commercializzare sintetizzatori e tastiere elettroniche che pur avendo una generazione sonora analogica vecchio stile, iniziavano ad includere massicce parti digitali dedicate al loro controllo e alla programmazione. Queste macchine prevedevano infatti pannelli comandi e scansione dei tasti digitali, display per la visualizzazione dei parametri ed il loro controllo, memorie per la programmazione ed il salvataggio di nuovi suoni e sequenze musicali. Erano macchine che per lo più avevano 5 o 6 note di polifonia (voci) e che generavano il suono grazie a degli oscillatori analogici con filtri ed inviluppi controllati e gestiti in modo digitale da una CPU centrale.
Ne erano alcuni esempi il Rhodes Croma o il Memorymoog ma anche gli italianissimi Crumar Bit One, SIEL Opera 6 o il Solton Project 100.

Dx7

Come ben sappiamo la storia non fu tenera con questi prodotti.
L’avvento dello Yamaha DX7 rivoluzionò il mercato e decretò la morte immediata ed improvvisa di tutti gli altri tipi di sintetizzatori che da un giorno all’altro diventarono obsoleti e non più richiesti dalla maggior parte del pubblico. In effetti la Yamaha DX7 era qualcosa di completamente diverso e produceva suoni e sonorità incredibili per l’epoca, che soprattutto erano impossibili da realizzare con i synth analogici tradizionali. Analizzeremo questa macchina in una delle prossime puntate.


Crumar Bit One.

Si trattava di un Synth progettato dalla Crumar agli inizi degli anni 80 e successivamente rilevato e commercializzato anche dalla LEM/GEM.

Questo è il suo manuale d’uso in formato PDF.

Manuale d’uso del Bit One: Notate che vieni riportato anche il nome dell’autore come se fosse un “libro”

Si trattava di un sintetizzatore a 6 voci con tastiera sensibile alla dinamica (una vera novità per l’epoca) programmabile e con 64 memorie in cui l’utente poteva salvare i propri suoni e le proprie impostazioni. Era un sintetizzatore digitale nella gestione e nel controllo del sistema, ma analogico nel modo in cui venivano prodotti i suoni. In pratica era un ibrido analogico/digitale conforme agli standard dell’epoca, anche se includeva interessanti novità che, almeno sulla carta, lo avrebbero dovuto rendere superiore agli altri prodotti della concorrenza. A differenza del Korg Polysix o del Roland Juno 106 ad esempio, disponeva di una struttura a doppio oscillatore per voce che lo rendeva più simile a strumenti molto più costosi e famosi tipo il Prophet 5 o l’Oberheim OB8.
Ogni voce era infatti composta da 2 DCO ( Digital Controlled Oscillator) un VCF (Voltage Controlled Filter) un VCA ( Voltage Controlled Amplifier) due EG (Envelope Generator) e 2 LFO ( Low Frequency Oscillator).

Struttura di una Voice del Crumar Bit One.

In pratica le forme d’onda prodotte dai due oscillatori potevano essere processate e modulate in maniera molto articolata e con molteplici possibilità.

Come funzionava la programmazione di un suono?

Rispetto ai sintetizzatori che si erano visti fino a quel momento, questa nuova generazione di macchine implementava la nuova filosofia del “MONOCOMANDO FUNZIONALE”.

Il pannello pieno di manopole e pulsanti di una delle macchine che precedevano il Bit One


Il dispositivo accedeva ai vari parametri tramite una serie di “indirizzi” numerici e le impostazioni venivano effettuate per mezzo dei tasti funzione + e – come in una sorta di “potenziometro elettronico digitale”.
In altre parole tutti i parametri erano accessibili solo uno alla volta, previa selezione e terminato l’edit, si potevano salvare i nuovi settaggi in una locazione di memoria richiamabile al bisogno in maniera istantanea, operazione impossibile da fare con le macchine precedenti che non adottavano questa nuova filosofia.

Gli indirizzi della varie funzioni disponibili erano serigrafate sul pannello dello strumento ( i numeri azzurri)
Mappa delle funzioni e delle loro relativi indirizzo di accesso per la programmazione del suono.

Altre funzioni interessanti del Bit One.

Avendo un sistema di allocazione delle voci dinamica (come vedremo del paragrafo successivo) lo strumento poteva diventare bitimbrico e suonare due preset contemporanemente. Si poteva selezionare un suono per la parte upper della tastiera e una per la parte lower al di sotto di un punto di split definito dall’utente, ma ovviamente a polifonia ridotta di tre sole note per zona.
Impostando la modalità Double si potevano suonare due timbri in contemporanea su tutta la tastiera, mentre attivando la modalità UNISON lo strumento diventava bifonico e assegnava ad ognuno dei due tasti attivi, tutti e 6 gli oscillatori disponibili in contemporanea creando un suono profondo e ricco di armoniche.

I comandi di selezione per le parti UPPER, LOWER, DOUBLE e UNISON.

Ma come generava i suoni il Bit One?

Dallo schema elettrico del dispositivo, possiamo vedere che i progettisti avevano utilizzato dei chip programmabili della Intel denominati 8253 direttamente controllati dalla CPU principale.

Questi dispositivi fornivano una generazione stabile del tono digitale, ma erano in grado di generare solo onde quadre. Tutte le altre forme d’onda venivano realizzate con circuiti di filtro a valle.
Questo metodo di generazione aveva il grande vantaggio di produrre suoni molto precisi ed intonati e senza problemi di deriva termica o di battimenti indesiderati.
In pratica a differenza di quanto succedeva con altre macchine basata si oscillatori analogici, le voci non si “scordavano mai” e potevano essere controllate direttamente dalla CPU principale dello strumento.

I Filtri VCF e i DCA erano realizzati con dei integrati CEM 3328 molto in voga in quegli anni e con dei LM13700 della Texas Instruments.

Estratto dello schema in cui si vedono i filtri e i VCA.

Purtroppo, da un punto di vista commerciale, il Bit One non ebbe un grande successo ed è storia nota che la Crumar chiuse i battenti solamente qualche anno più tardi.
Qualunque fossero le ragioni di tale chiusura, non poteva essere dovuta a questo bel progetto. Il Bit One era capace di riprodurre eccellenti suoni di synth e timbriche molto valide per l’epoca che nulla avevano da invidiare alle macchine più costose d’oltre oceano.
Personalmente ritengo che era un synth giusto, al prezzo giusto ma al momento sbagliato.
La metà degli anni ’80 fu il periodo d’oro della sintesi FM e tutto il resto non era più di grande interesse.
Il progetto fu ceduto alla GEM che rilevò anche tutto il TEAM di ingegneri e tecnici che lo sviluppava.
La GEM continuò a sviluppare il prodotto ancora per un po’ di tempo producendo altri derivati e alla fine tutto il TEAM di sviluppo confluì nella Generalmusic, dove lavorarono e svilupparono la quasi totalità delle macchine che questa azienda produsse negli anni a venire. Se siete dei fortunati possessori di un Bit One, collegatelo ad un multi effetto digitale e fatevi un giro tra le sue patch migliori, rimarrete piacevolmente sorpresi dal sound e dal risultato finale.

Se volete sentire come suonava questo strumento guardate il video seguente.

Per oggi ci fermiamo qui.
Nella prossima puntata analizzeremo il Solton Project 100.

4 pensieri su “Synth Anni 80: Crumar Bit One

  1. Pingback: EK44, sintesi FM all’Italiana. – GiorgioMarinangeli's Blog

  2. che bello saperne finalmente qualcosa! io ne ho uno, Crumar, ereditato da mio fratello che suonava in un gruppo negli anni 80… mi piacerebbe tanto poterlo provare ma non so come usarlo! spero che il manuale di istruzioni sia sufficiente a darmi almeno la possibilità di generare qualche suono. è necessario attaccarlo a degli altoparlanti o si può fare anche senza?

    • Dovrebbe avere un’uscita cuffie sul retro.
      In alternativa lo devi collegare ad un amplificatore.
      Se è molto tempo che è fermo… dubito che suoni ancora.
      Probabilmente le batterie delle
      Memorie sono a zero e i parametri dei suoni cancellati.
      In ogni caso prova a vedere cosa fa.

      • grazie per la veloce risposta.. purtroppo è fermo da almeno un ventennio, comunque farò il tentativo. Nel caso non suonasse c’è la possibilità che si possa far riattivare da un esperto o è tempo perso?

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